Claudio Margottini
Claudio Margottini
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Viterbo – “Caro direttore, leggiamo con molto interesse i numerosi interventi che, in questi giorni, cercano di contribuire alla futura azione di governo dei partiti che si candideranno alle elezioni comunali di Viterbo.

Vorrei aggiungere ancora qualche elemento a tale interessante laboratorio di idee.

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Quello che credo sia fondamentale è la definizione del modello di città a cui si vuole ambire. Serve una visione di ciò che si vuole far diventare Viterbo nei prossimi 20-30 anni. Una strategia, forse un sogno, capace di indicare un percorso. Questa visione non deve essere solo ideologica ma pratica. Ricordo alcuni esempi del passato quando si decise di far diventare Viterbo città delle caserme, oppure polo universitario. Si trattava di strategie che avevano un respiro temporale ben più lungo delle singole amministrazioni.

Nelle attuali condizioni è evidente che si debba puntare su una città che valorizzi il suo patrimonio per produrre nuova ricchezza. Una città viva e vivace, una città creativa, una città attraente, aperta al mondo.

Per fare questo serve oggi una progettualità complessiva e non interventi spot. Una progettualità scaturita da una visione di futuro che preveda una rigenerazione urbana (non riqualificazione edilizia) funzionale all’obiettivo generale. Faccio un esempio. Se volessimo incrementare il turismo nel centro storico dovremmo provare a condensare in questo le nostre attrattività più importanti. Il museo civico, attualmente marginale a qualsiasi flusso turistico, potrebbe trovare spazio in un contenitore da rigenerare? Sempre come esempio, il palazzo della Banca d’Italia?

La rigenerazione del vecchio ospedale va sicuramente in questa direzione, con l’auspicio che possa riportare nel centro storico molti lavoratori oggi dispersi in numerose sedi decentrate. E’ indubbio che il recupero del centro storico si può realizzare solo riportando attrattività turistica e funzioni sociali (uffici pubblici, università). Ovviamente, in una visione complessiva, dove i servizi aggiuntivi devono giocare un ruolo fondamentale, quali i parcheggi ed accessi facilitati ai luoghi di lavoro (es ascensori, scale mobili, ecc.).

Con questa visione non escludo che molte persone possano decidere di tornare ad acquistare una casa in città, vicino alla propria sede di lavoro. Così come molti turisti potrebbero trovare, in un percorso pedonale, attrattività diversificate quali musei ed incredibili paesaggi urbani storici quali il quartiere medioevale. Si deve però fare massa critica in merito all’offerta turistica e culturale.


Claudio Margottini

Altro aspetto da considerare sono poi le aree di prossimità. Nelle grandi metropoli sono le città di prossimità. Nel nostro caso sono le periferie e le frazioni che devono essere ripensate, con servizi locali equamente distribuiti, ma anche facilmente connessi al centro storico. Mi chiedo, a questo punto, se non sia addirittura pensabile ad un servizio pubblico gratuito che faciliti tali connessioni, quale quello della Francigena, considerato che le entrate economiche degli autobus non sono sicuramente il core business della società.

Il tema dei collegamenti introduce il terzo elemento che deve essere studiato e programmato. Le connessioni fisiche e virtuali: dal resto d’Italia verso la città; all’interno della città ed aree di prossimità; una efficiente rete informatica. Si tratta di argomenti ben conosciuti e discussi anche da altri ma, senza dimenticare che, alcuni servizi pubblici, come pure privati, si potrebbero oggi svolgere in regime di smart working, consentendo così un maggiore raccordo tra lavoratori ed aree di residenza, contribuendo quindi a quella socialità di origine ed economia locale (per esempio famiglia, negozi, amicizie) che sono poi le nostre radici.

Il modello di città smart, green e non climalterante, deve quindi essere alla base di questi ragionamenti. Sia per la fruizione della bellezza cittadina, per i servizi ma anche per l’imprenditoria locale. Esistono imprese ed aziende che hanno fatto della qualità e di prodotti eccezionali il loro successo. Questa imprenditoria deve essere aiutata e favorita in quanto, nel futuro, molte delle attività lavorative, e quindi occupazionali, saranno in questo segmento.

Ultimo problema le risorse necessarie. Come da più parti riportato, nei prossimi anni ed in seguito al Pnrr, l’amministrazione comunale mobilizzerà, in varie forme, circa 100 milioni di euro. Non serve altro da aggiungere.

In conclusione, caro direttore, mi sento di dire che un progetto di questo tipo dovrà poi essere gestito con rigorosità manageriale e non lasciato in mani impreparate. Per questo motivo servirà una squadra di persone esperte e capaci di trasformare in risultati concreti le varie sollecitazioni proposte. In altre parole si dovrà cambiare anche la macchina amministrativa, rendendola moderna e vicina ai migliori standard europei. Un cambiamento che deve partire dai vertici se è vero, come disse Napoleone Bonaparte, che non ci sono cattivi reggimenti, ma solo colonnelli incapaci”.

Claudio Margottini
Docente cattedra Unesco per la Prevenzione
e gestione sostenibile del rischio idrogeologico
dell’università di Firenze 


Continuano ad arrivare interventi per il dibattito sul futuro della città aperto dal fondo del direttore Carlo Galeotti, Cercansi disperatamente candidati sindaco di livello politico decente, ma anche idee…. Sono arrivati in redazione molti interventi di esponenti della società civile, della politica e di cittadini sul futuro di Viterbo e della Tuscia. Un segno di quanto tutti i cittadini tengano a questa terra. Un segno di quanto siano tutti consapevoli della sua bellezza e del suo incanto. Ma allo stesso tempo di quanto sia stata abbandonata. Ovviamente non possiamo pubblicare tutti gli interventi in un giorno. Assicuriamo che tutti gli interventi verranno pubblicati man mano nei prossimi giorni.

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