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Trasformiamo il centro storico in una bomboniera, dove si accede solo con mezzi pubblici ecosostenibili…

Tusciaweb - La città che sogniamo - La presidente di Confcooperative Lazio nord Bruna Rossetti interviene nel dibattito avviato dal direttore Carlo Galeotti sul futuro di Viterbo e della Tuscia

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Viterbo – Non appena uscito l’articolo di fondo del direttore Carlo Galeotti, Cercansi disperatamente candidati sindaco di livello politico decente, ma anche idee…, è arrivata in redazione una raffica di interventi di esponenti della società civile, della politica e di cittadini sul futuro di Viterbo e della Tuscia. Un segno di quanto tutti i cittadini tengano a questa terra. Un segno di quanto siano tutti consapevoli della sua bellezza e del suo incanto. Ma allo stesso tempo di quanto sia stata abbandonata. Ovviamente non possiamo pubblicare tutti gli interventi in un giorno. Assicuriamo che tutti gli interventi verranno pubblicati man mano nei prossimi giorni.


 – Caro direttore, se quello che hai riproposto nel tuo articolo fosse un programma elettorale mi piacerebbe essere uno degli attori principali della coalizione che lo ha redatto.

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La zuppa inglese è un dolce antico che ha resistito al passare del tempo, è fatto di strati che fondono i loro sapori e generano un gusto profondo e intenso che sa di casa, di famiglia e di festa. Ecco questa dovrebbe essere la visione che un amministratore pubblico dovrebbe avere per progettare il futuro della nostra città.


Bruna Rossetti

Mi permetto allora direttore di provare ad arricchire questo tuo dolce con piccoli contributi e ampie condivisioni su aspetti progettuali per il futuro che mi piacerebbe potesse avere la mia città. Lo faccio da un osservatorio diverso dal tuo, quello del mondo dell’imprenditoria ed in particolare quello della cooperazione che conosco meglio e che soprattutto mi ha formato a lavorare in team, perché come ci disse papa Francesco nell’accoglierci “la cooperativa è quando uno più uno fa tre”. La premessa però non sarà da imprenditrice, ma da cittadina.

Iniziamo allora col pulire il vassoio della torta, perché di fatto questa città è sporca come mai lo era stata prima. Partiamo da noi utenti che, abbiamo indubbiamente l’esigenza di essere sensibilizzati ad avere un maggiore senso civico, ma per averlo bisogna avere servizi adeguati e non l’isola ecologica a Grotte Santo Stefano, dove magari chi non è munito di autovettura non può arrivare. Poi magari nel sensibilizzare parliamo anche di Tarip. Prima della caduta del consiglio comunale avevamo richiesto come associazione un incontro in consiglio proprio in tal senso.

Parliamo poi di servizi degli uffici comunali dove, anche grazie alla pandemia, non si accede più! O meglio vi si accede per appuntamento, un appuntamento che può essere preso telefonicamente, semmai qualcuno rispondesse al telefono, o attraverso l’app Ufirst, semmai questa funzionasse. Quindi puoi recarti personalmente agli uffici, sperando di riuscire a parcheggiare per sentirti dire che….. devi prendere appuntamento e se al telefono non ti rispondono e l’app non funzionasse puoi mandare un’email, sempre che qualcuno a questa ti risponda.

Caro direttore, ma non dicevi nel tuo articolo che a Viterbo c’erano imprenditori capaci anche di fare questi lavori? Sì in effetti io li conosco di bravi, ma intanto qui non funziona nulla e te la immagini una persona anziana a districarsi tra l’ecocentro di Grotte Santo Stefano e le email o la pseudo app dei servizi comunali?

Ora negli strati della tua torta, fosse anche che il suo gusto è quello della cultura e del turismo io aggiungerei l’imprenditoria. Parto da quella che conosco, quanta imprenditoria sociale potrebbe co-progettare con il comune di Viterbo servizi sociali, magari anche con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato, che tanto e con tanta generosità danno a questo territorio. Una progettazione non calata dall’alto, non quella distrettuale, ma quella che viene dalle esigenze delle fasce deboli presenti e spesso ombre non viste da alcuno. Forse o meglio certamente questo porterebbe anche a un coinvolgimento delle persone socialmente più emarginate che anziché essere un peso per la collettività diverrebbero valore aggiunto. Nel silenzio, senza proclami e nel nostro mondo abbiamo fatto e stiamo facendo questo con alcune associazioni, bello sarebbe se chi amministra volesse essere coinvolto e si mettesse in posizione di ascolto. Forse in questo modo potremmo risolvere anche i problemi dell’anziano alle prese con l’ecocentro e gli uffici comunali.

Non so in quale strato della torta collegarmi, ma certo so che Viterbo ha le sue frazioni e lo so con certezza perché a Grotte Santo Stefano ci sono nata e cresciuta ed ho assistito al suo declino, vedendola sempre più depauperata. Nel tuo intervento citi, a ragione, Villa Lante, ma credi che le frazioni offrono spettacoli naturali e persone eccezionali che si sono prodigate per mantenere vivo il loro paese. Allora perché non pensare a queste persone come valori spendibili? Mi viene in mente ad esempio la costituzione di cooperative di comunità dove lo stesso comune di Viterbo dovrebbe essere socio e partecipare attivamente alla vita del paese, allora si che sarebbe utile un assessorato dedicato.

Ancora pesco dalla mia vita quotidiana: il Poggino. Ci vivo gran parte della mia giornata quando sono a Viterbo. Chi sa quali sono le aziende che vi risiedono e cosa fanno? Credo che da parte delle varie amministrazioni non ce ne sia stata mai una che abbia voluto veramente capire cosa c’è in quella che è maldestramente definita la zona industriale di Viterbo. Senza se e senza ma proporrei agli amministratori di non farsi foto elettorali in cima al vialone del Poggino durante le campagne elettorali, ma a fare proprio questo patrimonio di imprese e “sfruttarlo”. Anche qui come sulle frazioni l’ascolto diverrebbe un punto di forza, ma non per creare sovrastrutture, ma per “utilizzare” i bravi imprenditori che offre questo territorio.

Il centro della nostra città, basta guardare oltre, anche in vista del Pnrr, chiudiamo il centro storico, abbelliamolo, facciamone una bomboniera, dove si accede solo attraverso mezzi pubblici ecosostenibili che ti accompagnano all’ingresso del centro e ti fanno passeggiare tra monumenti e negozi. Creiamo un albergo diffuso dove il comune possa essere attore protagonista assieme ai privati, magari in una forma cooperativa. Non sono nuove le esperienze dove il comune riesce con una buona progettazione a farsi finanziare la ristrutturazione di edifici che poi da in gestione con lo strumento dell’albergo diffuso, non ci vuole molto, basta a volte avere l’umiltà e saper copiare.

Vorrei ancora poter contribuire con idee e condivisione, ma per essere leggera la chiudo qui e ti invio due bellissime foto che tutto il mondo conosce e che potrebbero essere il nostro biglietto da visita nella Viterbo citta di cinema arte cultura paesaggio e tradizioni.

Bruna Rossetti
Presidente Confcooperative Lazio Nord


– Cercansi disperatamente candidati sindaco di livello politico decente, ma anche idee…

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